BELLOVESO E LA FONDAZIONE DI MILANO
Facendo nostre le tesi dei più recenti studi in materia, Milano sarebbe stata fondata nel 583 a. C. A fondarla, stando alla tradizione facente capo alla monumentale “Storia di Roma dalla fondazione” dello storico latino Tito Livio, sarebbe stato un capo celtico di nome Belloveso. Costui, nipote del re dei Biturigi (popolazione celtica della Gallia centrale) Ambigato, avrebbe condotto al di qua delle Alpi centinaia di famiglie appartenenti, oltre che al popolo dei Biturigi, anche alle altre tribù celtiche di Arverni, Senoni, Edui, Ambani, Carnuti e Aulerci, ed avrebbe fondato Milano, l’antica Medhelan, nel territorio della popolazione protoceltica degli Insubri, che aveva il suo nucleo nella zona di Golasecca e che considerava il territorio in cui sorse la nuova città un luogo sacro.
BUDICCA, VERCINGETORIGE E ARMINIO
Al suo fondatore Milano ha dedicato una piazza in periferia, nel quartiere di Niguarda. Un po’ poco verrebbe da dire, e non sarebbe male se si decidesse di dedicargli una statua come quella che è stata eretta nel centro di Londra in onore della principessa della tribù celtica degli Iceni Budicca, protagonista della più grande rivolta antiromana della Britannia, o come quelle che i loro connazionali hanno dedicato a Vercingetorige (il re degli Arverni che nel 52 a. C. si oppose a Cesare) a Clermont-Ferrand e al capo dei Germani Cherusci Arminio nei pressi della selva di Teotoburgo, dove nel 9 a. C. inflisse un’epica sconfitta alle legioni romane.
DUCARIO, QUESTO SCONOSCIUTO
E che dire di Ducario? Il cavaliere insubre, cittadino milanese, che nel 217 a. C., secondo quanto riportato da Livio, nel corso della battaglia del lago Trasimeno, combattendo sotto la guida del cartaginese Annibale che aveva liberato Milano dal giogo romano, uccise nientemeno che il console Gaio Flaminio, lo stesso che cinque anni prima aveva conquistato la città, offrendolo in voto ai propri concittadini che questi aveva trucidato? Non una via per lui, né un giardino o una semplice iscrizione, ma la storia, si sa, la fanno i vincitori.
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